In attesa di iniziare il corso preparto, abbiamo già frequentato gli incontri gratuiti per futuri genitori, organizzati dal Consultorio Familiare dell’Ausl. Si tratta di conferenze con tre diversi specialisti: psicologo, pediatra e dietista. Sono stati veramente interessanti, abbiamo scoperto tante cose a cui non avevamo pensato e mi sono resa conto di avere alcune credenze totalmente sbagliate.
Il primo incontro che abbiamo seguito è stato con una psicologa, Debora Senni, davvero in gamba. Nelle due ore a sua disposizione ha spaziato su diversi temi, a partire dal rapporto di coppia dopo la nascita (al suo “il babbo resta più lucido” quasi un’ ovazione dai futuri padri presenti… e gomitata con sorrisetto compiaciuto di Luca a me), al baby blues, per arrivare poi a come gestire i problemi che si presenteranno nei primi mesi di vita dei pargoli, da un punto di vista emotivo, sia loro che nostro. Sui temi più scottanti (regole, punizioni) è stato confortante scoprire che già siamo sulla strada corretta, dato che la psicologa ha ripreso molto di quello che noi ci siamo prefissi di fare. Sempre compatibilmente a ciò che ci permetterà la ranocchietta, dato che ogni bimbo è un caso a sè. Tra le convinzioni che avevo su temi meno significativi, una in particolare è stata drasticamente smentita: pensavo che non fosse buona prassi abituare i bimbi ad addormentarsi con un oggetto transizionale, o come viene chiamato più spesso, il doudou, per evitare di creare una dipendenza difficile da eliminare. Invece la psicologa ci ha spiegato che non c’è nulla di male in un pupazzetto di conforto, anzi, considerato quanto sia traumatico all’inizio per i neonati il distacco dai genitori, ogni rito consolatorio che lo aiuta ad addormentarsi da solo e senza traumi, che sia un giochino o l’accarezzarsi una parte del corpo, come strofinarsi gli occhi, è ben accetto. Nel tempo poi il bambino perderà da solo quest’ abitudine. Quindi prima dell’arrivo della ranocchietta via libera alla ricerca del perfetto dudino (che poi sicuramente lei schiferà, magari in virtù di una pezza di stoffa o simili…).
La seconda conferenza cui abbiamo partecipato era con una dietista, per parlare in particolare dello svezzamento. Il tema è estremamente interessante, peccato però che la dietista presente quella mattina fosse totalmente incapace di comunicare, con conseguente calo generale dell’attenzione e impossibilità, almeno per noi, di seguire l’incontro. Ha trascorso la prima mezzora a riprendere dall’inizio la presentazione della mattinata, chiedendo ad ogni coppia che entrava di firmare il modulo delle presenze, interrompendo ciò che aveva iniziato a spiegare, e ricominciando da capo. Per la prima mezzora quindi non si è parlato di nulla, e per la mezzora seguente (il nostro tempo massimo di resistenza prima di fuggire) il tono piatto e la confusione nel trattare gli argomenti ci hanno fatto scappare via alla chetichella. Unico punto positivo, ci hanno consegnato un opuscolo informativo sullo svezzamento. Fortunatamente ci sarà tempo prima che arrivi il momento delle pappe, quindi abbiamo la possibilità di informarci, e decidere quale metodo, tra il tradizionale con pappine e alimenti per gradi o lo svezzamento a tavola, sarà quello giusto per noi.
L’ultimo dei tre incontri lo abbiamo avuto con il pediatra, Massimo Farneti. Il mio quadernino si è riempito di appunti, scrivevo freneticamente per non perdere nessuna preziosa informazione. Il pediatra ha suddiviso il suo racconto per step, a partire da ciò che accade al bimbo quando ancora è un feto, perchè in realtà, negli ultimi mesi di gravidanza, ci sono già diversi accorgimenti che si possono adottare per entrare in contatto con il figlio, misure che torneranno utili dopo la nascita. Ad esempio l’educazione al gusto, già possibile a partire dalla trentaduesima settimana, perchè il feto distingue i sapori. O l’ascolto di una musica rilassante già nel pancione, dato che l’udito è il senso che si sviluppa prima, che i feti sono molto ricettivi alla musica e che i neonati hanno una memoria sensitiva (ricordano cioè le sensazioni piacevoli e spiacevoli), questo sarà utile per farli calmare, se ricorderanno una melodia già ascoltata in precedenza. Nel secondo step Farneti ha trattato il periodo post nascita nei primi giorni in ospedale, tutti gli esami che verranno fatti ai neonati, e le possibili patologie. Per un’apprensiva come me, è stato davvero rassicurante conoscere nel dettaglio i problemi e le possibili soluzioni. Nel terzo step si è parlato dei primi giorni a casa, dal calo fisiologico all’allattamento. L’ultima parte della lezione è stata dedicata alle misure preventive per garantire buona salute dei bambini: dall’acido folico in gravidanaza, al modo corretto di farli dormire per abbassare il rischio di morte in culla, ai vaccini, al trasporto in auto. Devo dire che sia io che Luca su questo punto non avevamo la minima idea che i neonati dovessero stare in direzione contraria al senso di marcia in macchina. Sarà che non ci è mai capitato di vedere bimbi così piccoli sul seggiolino, ma proprio era una cosa che ignoravamo.
Il mio bilancio degli incontri è più che positivo, quindi consiglio caldamente a tutti i futuri genitori di frequentarli!
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