Sei mesi, tante risate e nuovi spazi

Abbiamo passato il giro di boa, mezzo anno è già corso via.

L’ultimo mese la parola chiave è stata “autonomia” per la mamma. Sì perché, dopo cinque mesi trascorsi in totale simbiosi senza mai allontanarmi dalla ranocchietta, salvo un paio di volte fugaci mentre dormiva per arrivare al supermercato vicino (ovviamente sotto la supervisione del babbo, quando leggo certe notizie mi si gela il sangue), ho cominciato a prendermi del tempo per me.

Piccole conquiste direte voi, qualche corso di cucina e la palestra, per me invece sono grandi traguardi.

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Sono ancora incredula della trasformazione che ha prodotto Adele sulle mie sensazioni, mai avrei pensato di essere una madre ad alto contatto, e invece averla sempre sott’occhio, preferibilmente stretta a me, è un bisogno viscerale. Lo stesso vale per lei, mi ha spiegato il pediatra che in questo momento sta attraversando la fase della paura degli estranei, e cerca spaspodicamente la mamma. E infatti, benché io la lasci a persone che conosce, il papà, i nonni e la zia, non è totalmente serena fino a quando non torno e la prendo in braccio. Se deve dormire poi apriti cielo, si addormenta solo se la cullano o nel passeggino, ma è un sonno leggero e agitato, non riposa veramente. Se invece siamo insieme, meglio ancora se la sto tenendo tra le braccia, si prodiga in sorrisoni a trentadue zero denti. E’ una bimba felice.

E come potrebbe non esserlo? Mangia (più che può), dorme (fortunatamente tanto) e gioca (essendo la prima nipotina riceve pochissimi regali…). Una vitaccia insomma.

Le pappe sono un successo, abbiamo aggiunto diversi sapori, pesce, formaggio, altre verdure, creme di cereali, e il pediatra ci ha dato via libera per iniziare ad inserire anche la cena e soprattutto per iniziare a proporle un menù simile al nostro. Dal fine settimana quindi si va di pasta asciutta! E vediamo se Voracini apprezzerà. Per ora la sua dieta consiste in una pappa, quattro poppate e la frutta lontana dai pasti, con l’introduzione della cena vedrò se togliere una o due poppate, a seconda di quanto si riempirà.

Il nuovo ritmo del sonno è fantastico, si sveglia tra le sette e le otto, poi dopo la sua e la mia colazione e il cambio la rimetto a dormire e se è in buona sornecchia per altre due ore. Nel pomeriggio, a seconda di dove siamo, fa uno o due pisolini e poi la sera la metto a nanna tra le nove e le dieci. Normalmente fa un’unica tirata fino alla mattina, capita ogni tanto che si svegli – forse per un brutto sogno o per fastidio alle gengive- ma poi con il ciuccio e la mano della mamma ripiomba subito tra le braccia di Morfeo. Il lettino è ancora nella nostra camera, non ho deciso a priori quando spostarla nella sua stanza, credo che come con il resto, arriverà il momento in cui ci sentiremo entrambe pronte.

Non nego che tutti i libri e gli articoli di puericultura letti e i corsi frequentati mi siano stati utili per affrontare questi mesi, ma sopra ogni cosa vince infatti l’istinto di mamma. Il mio pediatra è un medico di poche parole, forse anche per questo mi è rimasta impressa una frase che mi ha detto ad un bilancio di salute, in risposta ad una mia domanda: “Quello che ho appena detto è una regola generale, ma comunque ogni mamma conosce il proprio figlio e agisce per il meglio”. La mamma lo sa.

P.s. So che alle neomamme con bimbi “problematici” (uso le virgolette perché i veri problemi sono altri), che non dormono o che non mangiano o che piangono sempre, l’ultima cosa che serve è ascoltare un’altra mamma decantare le doti del suo bimbo angelico. Io non posso negare che Adele sia una bambina buona, benché come tutti gli essere umani abbia i suoi cinque minuti, ma questo non significa che non sia impegnativa e che non mi sfinisca, mantenere costante la sua felicità e sicurezza richiede tante energie. Credo che la differenza la faccia però l’atteggiamento che si assume nei momenti critici, io cerco di pormi sempre positiva (non sempre ovviamente ci riesco), e quando proprio non ce la faccio più, passo la palla al babbo. Gioco di squadra e positività, questa è la chiave, almeno per noi.

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