Come osate? Osate!

Dopo il discorso che Greta Thunberg ha pronunciato il 23 settembre in apertura al vertice sul clima nella sede ONU a New York, ho letto e ascoltato tante reazioni. C’è chi la osanna, chi la ringrazia per avergli “aperto gli occhi”, chi fa dietrologia sostenendo che è comandata da “lobby e poteri forti”, chi le consiglia di tornare a giocare con le bambole, chi maligna addirittura sul suo aspetto e sulla sua sindrome, chi sostiene che è tutto molto bello (la mobilitazione giovanile e la nuova consapevolezza delle persone) ma tanto alla fine non succederà nulla perchè “decidono loro”.

Non sprecherò una sola parola a commentare i soliti haters, che comunque si commentano da soli, e vorrei invece soffermarmi sull’ultimo tipo di reazione, “tutto molto bello, ma tanto…”.

Da un certo punto di vista è così, se i governi non decidono di intervenire, l’inversione di marcia è difficile. Badate però, è difficile. Non impossibile. Questo perché in realtà siamo noi la società. 

Se è vero che spesso la politica deve prendere decisioni impopolari per il bene dei cittadini, i quali impiegheranno tempo ad abituarsi alla nuova norma e a capirne l’importanza (vedi ad esempio l’obbligo di cinture di sicurezza), è vero anche che la politica, e soprattutto l’industria, tendono necessariamente a seguire il sentiment dei cittadini, dei consumatori, per mantenere il consenso, per non perdere fatturato. 

Pensate al caso “olio di palma”: le aziende, per poter essere competitive nel mercato ed evitare perdite ingenti, hanno dovuto muoversi in fretta e investire enormi risorse per reinventare le proprie ricette.

Noi cittadini, e soprattutto noi consumatori, siamo potentissimi, possiamo veramente orientare il mercato.

Le rivoluzioni però non sono mai semplici, e per questo io dico, parafrasando il discorso di Greta, “osate!”. Ciò che all’inizio vi sembrerà tanto più grande di voi, con il tempo diventerà parte della vostra quotidianità e vi chiederete cosa vi abbia sempre frenato dal cambiare abitudine e perchè non lo abbiate fatto prima.

La perfezione, lo zero waste o il plastic free totale, sono anacronistici, ma partendo da piccoli cambiamenti, se ne può produrre uno gigantesco a livello globale.

Ve lo scrivo perchè noi come famiglia da tempo stiamo provando ad “osare”. Alcune cose funzionano, altre no, ma nonostante tutto continuiamo a provarci perché in gioco la posta è troppo alta per alzarsi dal tavolo. Dato che ancora per fortuna al tavolo siamo seduti.

Vi ho già raccontato di come abbiamo modificato le abitudini di acquisto dell’abbigliamento, e dell’abbandono totale della fast fashion. Oggi voglio condividere i nostri piccoli passi per un utilizzo minore di plastica e in generale verso il minor spreco.

  • Acqua e bevande: non compriamo più, se non in situazioni in cui è impossibile non farlo, bottiglie di plastica. Prima di uscire di casa riempiamo le nostre borracce, e via. Al bar chiediamo di non mettere la cannuccia nelle bevande.
  • Spesa non alimentare: ho sempre con me qualche borsa riutilizzabile per non chiedere una sporta, anche se biodegradabile, nei vari negozi. Se possibile acquistiamo usato, o ricicliamo, e naturalmente cerchiamo di aggiustare prima di buttare. 
  • Spesa alimentare: se possibile acquistiamo sfuso e dai produttori locali. Quando torniamo dal contadino per rifare scorta di frutta, portiamo con noi la cassetta della volta precedente. Se compro frutta e verdura al supermercato, conservo il guanto usato nello zaino, e quando sono al parco con i miei figli lo utilizzo per raccogliere da terra rifiuti e mozziconi. Coinvolgo Adele e Martino, loro mi segnalano il rifiuto e io lo butto (l’ultima volta vicino alle altalene ho trovato almeno una trentina di sigarette).  Abbiamo ridotto il consumo di carne, e cerchiamo di comprarla di qualità. Ho fatto richiesta di iscrizione al Gas di Cesena, per essere ammessa devo partecipare ad una riunione il mese prossimo. Vi racconterò come evolverà l’esperienza. Cerchiamo di autoprodurre quel che possiamo, pane, dolci etc. Se non mi è possibile evitare un packaging di plastica, cerco almeno di prenderne uno riutilizzabile. Ad esempio, invece che i vasetti piccoli di yogurt, compro quello grande con coperchio, che riutilizzo come contenitore. La soluzione definitiva per non sprecare probabilmente sarebbe autoprodurre anche quello. Purtoppo beviamo ancora caffè in capsule, perchè abbiamo la scorta da finire. Non so a cosa avessimo pensato, o non pensato, quando siamo passati alla macchina con le capsule. Terminate quelle, mai più, o moka o caffè in grani/macinato. Per conservare il cibo utilizziamo contenitori non usa e getta, evitando la pellicola alimentare.
  • Pulizia della casa: compro i detersivi per i panni alla spina, li acquisto da Mamavida, ma si trovano anche in altri negozi. Non uso ammorbidente. Utilizziamo l’asciugatrice perchè non abbiamo lo spazio per stendere in casa, ma non stiriamo quasi nulla. Se portiamo qualcosa in lavanderia, restituiamo le grucce del lavaggio precedente. Dove riesco uso solo l’aceto, o il bicarbonato. Dove non riesco, è tra le prossime cose da migliorare.
  • Igiene: stiamo piano piano sostituendo i prodotti liquidi con quelli solidi. Abbiamo provato lo spazzolino in bambù, da rivedere. Io non mi trucco se non in quelle tre/quattro occasioni l’anno, quando terminerò i miei dischetti struccanti usa e getta, me ne cucirò qualcuno in stoffa (per chi non cuce, tante artigiane hanno iniziato a crearli). Ho provato gli assorbenti biodegrabili e non è scoppiato l’amore, ma insisterò. Purtroppo siamo quasi allo spannolinamento di Martino e ora non avrebbe più senso, ma tornassi indietro al primo figlio farei almeno un tentativo con i pannolini lavabili. A tavola utilizziamo i tovaglioli di stoffa.
  • Spostamenti: se le condizioni meteo lo consentono e non siamo contingentati con i tempi, ogni tanto andiamo al lavoro in bici (a Cesena c’è un progetto del comune, a proposito). Quando non lavoravo, ho sempre accompagnato Adele all’asilo a piedi, con sole, pioggia, vento o neve.

Sto scrivendo questa lista nel poco tempo che ho tra l’uscita del lavoro e il ritiro dei bimbi, quindi sicuramente dimentico qualcosa, anche perché per tanti accorgimenti devo sforzarmi di pensarli come anomali, ormai fanno parte della nostra routine e non ci pesano per nulla. 

Siamo lontani anni luce dalla perfezione e, come ho detto, sarebbe anacronistico pensare di poterla raggiungere, questo però non può servire come giustificazione per non provare. Scegliete un ambito che vi sembra più congeniale, e iniziate a fare qualcosa, qualunque cosa.

Non prendere posizione oggi, equivale a prenderla, e non è quella giusta. I nostri figli ce lo rinfacceranno domani, sempre ammesso che abbiano ancora la possibilità di farlo.

[Se volete condividere la vostra esperienza, scrivetela in un commento e mettiamole in circolo, siamo noi il cambiamento]

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